Abbiamo chiesto a Maurizio Piazza, Consulente ICT per la Pubblica Amministrazione: Entro la fine dell’anno le PA hanno aderito al Nodo Dei Pagamenti SPC, presentato un piano di attivazione e a fine 2016 attiveranno il servizio, in termini operativi, quali criticità si aspetta?
“Tutte le Pubbliche Amministrazioni sono tenute ad aderire al Sistema di pagamenti elettronici a favore delle PA […] in qualità di enti creditori per gli incassi di propria competenza”. Questa frase, tratta dalla Nota riepilogativa di AGID sintetizza il nuovo obbligo che coinvolge tutte le Pubbliche Amministrazioni Locali, Comuni, Unioni di Comuni, Comunità montane, Enti territoriali, Regioni oltre naturalmente a tutta la Pubblica Amministrazione Centrale.
I termini e le modalità per l’adesione a PagoPA e la connessione al Nodo dei pagamenti – SPC possono essere viste come “la punta dell’iceberg”, l’elemento visibile ed evidente di un processo e di un sistema ben più ampio.
Nel caso dei pagamenti elettronici, questo iceberg, vede la sua prima comparsa nei piani di eGovernment, all’inizio degli anni 2000, con l’esplicita definizione nel Livello 4 di interazione della possibilità di “Esecuzione online dell’intera procedura (incluso pagamento)”. Certo, in quel caso era sostanzialmente un metodo per valutare la tipologia e la qualità dei servizi erogati dalle Amministrazioni, ma, con l’emanazione del Codice dell’Amministrazione Digitale, entrato in vigore il primo gennaio 2006, la punta di questo “iceberg” avrebbe dovuto farci presumere un corpo sommerso che si sarebbe inevitabilmente ampliato (Art. 5 – Effettuazione dei pagamenti con modalità informatiche).
È pur vero che nella sua prima stesura l’art. 5 si rivolgeva alle Pubbliche Amministrazioni Centrali che, a decorrere dal 30 giugno 2007, dovevano consentire “l’effettuazione dei pagamenti ad esse spettanti, a qualsiasi titolo dovuti, con l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione”.
Ma nel dicembre 2010, il D. Leg. n. 235 con le sue rilevanti modifiche al Codice (tanto da definirlo correntemente un nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale), tale diritto dei cittadini e delle imprese è stato esteso a tutta la Pubblica Amministrazione e, con l’introduzione de i commi 2 e 3, ha delineato il primo nucleo di quello che sarebbe diventato il sistema attuale dei pagamenti elettronici.
Il sistema che prende corpo e si palesa per i suoi effetti di sistema (futuri allora, ma oggi di stretta attualità) con l’art. 15 del Decreto-Legge 18 ottobre 2012, n. 179 “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”, convertito con modificazioni dalla L. 17 dicembre 2012, n. 221 ed entrato in vigore il 20/10/2012, che ha sostituito integralmente l’art. 5 del Codice, disponendo con la lettera a) del comma 1, la pubblicazione su tutti i siti delle Pubbliche Amministrazione i codici del conto corrente bancario (IBAN) e del conto corrente postale per poter effettuare pagamenti tramite bonifico (bancario o postale) o bollettino postale, nonché “i codici identificativi del pagamento da indicare obbligatoriamente per il versamento”.
Ma soprattutto introducendo, con la lettera b) del medesimo comma, che le Pubbliche Amministrazioni “si avvalgono di prestatori di servizi di pagamento […] per consentire ai privati di effettuare i pagamenti in loro favore attraverso l’utilizzo di carte di debito, di credito, prepagate ovvero di altri strumenti di pagamento elettronico disponibili, che consentano anche l’addebito in conto corrente, indicando sempre le condizioni, anche economiche, per il loro utilizzo. Il prestatore dei servizi di pagamento, che riceve l’importo dell’operazione di pagamento, effettua il riversamento dell’importo trasferito al tesoriere dell’ente, registrando in apposito sistema informatico, a disposizione dell’amministrazione, il pagamento eseguito, i codici identificativi del pagamento medesimo, nonché’ i codici IBAN identificativi dell’utenza bancaria ovvero dell’imputazione del versamento in Tesoreria.”
Ma come realizzare tutto questo? Con quanto disposto dal comma 2-bis. dell’art. 81 del Codice ove si stabilisce che “Al fine di dare attuazione a quanto disposto dall’articolo 5 DigitPA [oggi AGID, nrd], mette a disposizione, attraverso il Sistema pubblico di connettività, una piattaforma tecnologica per l’interconnessione e l’interoperabilità tra le Pubbliche Amministrazioni e i prestatori di servizi di pagamento abilitati […]”.
Ecco, l’iceberg è pienamente formato anche se per sua natura sommerso e, forse per questo, ampiamente sottovalutato se non del tutto ignorato. Inoltre, sempre per analogia, si dovrebbe considerare l’effetto e il “pericolo delle correnti” che, nel nostro caso, sono rappresentate dai frequenti cambiamenti normativi e regolamentari. È da sottolineare infatti che l’art. 5 del Codice ha subito ben cinque aggiornamenti dalla sua completa riformulazione del 2012 e l’ultimo è entrato in vigore il 29 gennaio di quest’anno dopo che il precedente era vigente solo dal primo giorno dello stesso mese.
In conclusione, come dice AgID, il sistema PagoPA permette a cittadini e imprese di scegliere il prestatore del servizio di pagamento, gli strumenti di pagamento, il canale tecnologico preferito e di conoscere preventivamente i costi massimi dell’operazione da effettuare. Ma soprattutto permette di avere garanzia della correttezza dell’importo da pagare ed ottenere immediatamente una ricevuta con valore liberatorio.
Quindi, per cittadini e imprese l’introduzione del sistema PagoPA è la conclusione, si spera felice, di un percorso di semplificazione, trasparenza e certezza di rapporti nei confronti della Pubblica Amministrazione
Ma AgID aggiunge: il sistema permette alle Pubbliche Amministrazioni di velocizzare la riscossione degli incassi, ottenendone l’esito in tempo reale e potendo effettuare la relativa riconciliazione in modo certo e automatico, oltre che ridurre i costi e ottimizzare i tempi di sviluppo delle nuove applicazioni online ed eliminare la necessità di stipulare specifici accordi con i prestatori di servizi di riscossione.
Un insieme di obiettivi rilevanti e fortemente attesi dalle Pubbliche Amministrazioni, in particolare quelle locali, per le quali inizia però un importante cammino di riorganizzazione dei sistemi e delle procedure interne oltre che delle tecnologie da utilizzare per interoperare con il “sistema dei pagamenti”. Ciò comporta una chiara individuazione delle azioni da compiere, valutando criticità e zone grigie, per poter effettivamente usufruire di benefici attesi dal nuovo sistema.